30.3.11

Oxford

Domenica di sole, gita a Oxford in cerca della vera Inghilterra, quella che a Londra non c'è, quella fatta di prati verdi e casette ordinate e gente più bianca di Dracula con un sacco di lentiggini e capigliature tendenti al rosso. Sì, insomma, cercavo l'Inghilterra dei cliché.I prati verdi e le casette ordinate appaiono appena il treno lascia Paddington Station (sì, quella dell'orso). Per il resto be', Oxford è una ricca cittadina, sede di ben 38 college, e nel 2010 si è piazzata 10° nella Shanghai ranking, la classifica delle più prestigiose università del mondo.

Io giravo tra quelle strade e pensavo a Philip Pullman. La torre sullo sfondo è quella del Chirst College, e si vede anche nell'orribile film La bussola d'oro:
Ma è un po' tutto il centro, con le strade che sembrano uguali a se stesse da secoli e i palazzi imponenti e sovrastati di guglie, che mi richiamava alla mente le atmosfere della Trilogia Queste oscure materie. Che, diversamente dal film, vale assolutamente la pena di conoscere.

Pullman a parte, Oxford è piacevole da visitare, piena di studenti e di biciclette, grondante di storia. C'è il fiume, ci sono le torri, i giardini, il sole... be', insomma, c'era domenica scorsa!

Dopo aver girovagato per le strade e i giardini siamo finiti in un pub, The Corwn, a bere birra ovviamente - era la giornata in cerca dei cliché, ci voleva uno studio approfondito...
Uscendo dal pub per andare a prendere il treno per Londra, intorno alle 21, ho notato una targa. Diceva che quel pub esiste lì dal 1625. E questo ne fa senza dubbio il pub più antico in cui mi sia mai capitato di entrare.

28.3.11

Londra, giorni 5-6

Il weekend londinese è stato intenso: è cominciato venerdì sera con una cena nella City, a casa di amici. Quello che vedete (a sinistra) è la vista dal balcone: il cetriolo, il grattacielo più fallico che mai!
La serata, dopo un'accanita sfida a Bowling - WiiSport - è proseguita in un club non lontano da dove abito, a Clapham: Aquum, un posto carino con musica un po' tamarra ma non troppo e con un ingresso ragionevole (£5).
I miei informatori londinesi mi dicono che Clapham è la zona di club in cui vanno gli inglesi - effettivamente dentro il locale non c'erano stranieri, a parte me!

Sono tornata a casa verso le 4 dopo svariate birrette, e la mattina dopo,
freschissima, sono andata in King's Road: le strade laterali sono troppo British - mentre non era affatto British il mercato gastronomico vicino alla Saatchi Gallery, dove ho mangiaro Tacos e Moroccan Bread with spinach.

Visto che ero in zona, sono andata a dare un'occhiata al Natural History Museum, per vedere gli scheletri dei dinosauri, ma mi sa che la cosa che mi ha colpito di più è stata la sezione di un tronco di sequoia gigante. "Gigante" non rende l'idea. Dovrebbero chiamarle "sequoie immense" - secondo me a Milano affittano monolocali più piccoli!

Poi, come perdersi Portobello? Però, girando tra le bancarelle, mi è venuto il sospetto che sia un mercato per turisti italiani: c'erano solo loro! La parte migliore è quella sotto i tendoni, dove ci sono un sacco di vestiti. Londra è la capitale del "vestitino", è la divisa ufficiale di ogni donna! Ne ho visti alcuni di bellissimi, molto 70s. (A proposito di vestiti molto 70s: Moonson ne è pieno!)
Domenica sono stata a Oxford: è stata una giornata strana, ma per ora mi limito al weekend londinese... e al cioccolato Cadbury: ho cercato di resistergli, ma alla fine ha vinto lui e la scritta "Limited Edition" su questa confezione...

24.3.11

Londra, giorni 2-3-4

Sono già volati 3 giorni. Era prevedibile, è sempre così: parto con le migliori intenzioni di costanza e scrittura, e poi mi lascio sommergere dalle cose, attrarre dalle luci, confon
dere dagli incroci. Ma perdersi a Londra non è perdersi, è solo scoprire itinerari inconsueti e imprevisti.
Sono ancora in lotta con le monetine, perché, fatta eccezione per quella da un pound, quando devo pagare qualcosa sembro una vecchia al supermercato, una di quelle che allunga la mano ricolma di monete verso la cassiera e le chiede aiuto... ecco perché ora dedicherò 3 minuti a un ripasso generale di colere/dimensione/valore delle varie monete!
Nel frattempo, piccole cose stupide della mia vita londinese, del genere delle piccole cose stupide che mi fanno sorridere e stare bene...

I cereali ripieni di crema di cioccolato e nocciole
La metro a Piccadilly

21.3.11

Londra, giorno 1

Oggi ho prevedibilmente rischiato di farmi investire: guardavo dalla parte sbagliata.
I panini di Pret a Manger sono buonissimi.
Il Big Ben è esattamente come lo immaginavo.
Il Tamigi invece è molto più largo.
Vicino a Bukcingham Palace c’è puzza di cacca di cavallo.
St. James’s Park è completamente fiorito. Ma guardando gli scoiattoli mi sono sembrati topi con la coda morbida.
Girare Londra con il sole e senza giacca è bellissimo.
La National Gallery è gratis: oggi primo round, gli italiani.
Le cabine telefoniche rosse sono così belle che non sembrano vere.
Entrare a Westminister Abbey costa £16.
C'era una manifestazione libanese contro i bombardamenti. Dicevano che la democrazia esportata è ipocrisia.
Il logo Underground sta diventando il mio preferito - esteticamente parlando.Chiaro, semplice, riconoscibile. Efficace.
Abito in una tipica casa inglese, di quelle strette con i mattoni rossi. E la moquette sulle scale.
Di fronte c’è un Tesco aperto fino alle 23: conosco già sia i due commessi che l’addetto alla security…
…to be conti
nued…

Ricetta: biscotti al caffè

Giovedì sera volevo fare la torta Margherita, con una ricetta che amo molto perché non prevede una sterminata quantità di uova, ma 'solo' 4. Siccome il procedimento prevede di sbattere i tuorli con lo zucchero e montare le chiare, ho messo queste ultime nella tazza del minipimer e i rossi in una ciotola, sbattendoli con 100 gr di zucchero, 3 pizzichi di sale e un po' di scorza di limone.
Perché lo racconto? Perché con un colpo da maldestra ho rovesciato le chiare sul tavolo, prima di poterle montare con la frusta, mentre avevo già lavorato i tuorli!
Che fare di 4 rossi con zucchero, sale e limone? Il sale mi disturbava, perché senza avrei potuto fare lo zabaione (la crema, pure, se avessi avuto il latte!), quindi dovevo per forza rimediare con un dolce a impasto. Ma se è pieno di dolci con soli albumi, impasti con soli tuorli, per di più già lavorati con alcuni ingredienti, scarseggiano... Alla fine, riadattando una ricetta trovata sul forumalfemminile, ho preparato i biscotti al caffè. E siccome sono venuti buoni e meritano di essere fatti 'apposta', ecco la ricetta!

INGREDIENTI
4 tuorli (secondo me si possono aggiungere tranquillamente anche gli albumi... sempre che non sia una ricetta per rimediare a qualche pasticcio!)
200 gr di zucchero (ne ho aggiunto rispetto al mio punto di partenza, chiamiamolo così)
120 gr di burro fuso
400 gr di farina
scorzetta di limone tagliata fine (o grattugiata, che è anche meglio)
due tazzine di caffè forte
3 pizzichi di sale
1 bustina di lievito vanigliato

Impastare insieme tutti gli ingredienti fino a formare una palla. Avvolgerla nella pellicola e metterla in frigorifero per una mezz'ora - oppure in freezer per 10 minuti, se avete fretta!

A questo punto potete o procedere come di consueto con i biscotti, stendendo la pasta alta circa 5 mm e ritagli
ando le formine (che è la cosa più pratica e più veloce), oppure staccare dall'impasto tante palline, lavorarle a vermicelli lunghi 8-10 cm ciascuno e quindi arrotolare ciascun 'vermicello' su sé stesso.
Io, come vedete, ho optato per questa seconda forma, ma siccome l'impasto era troppo dopo un po' mi sono stufata, quindi ho informato i biscotti pronti e ho messo l'impasto avanzato in frigo (e il giorno dopo l'ho tirato con il mattarello e ho usato le mie formine preferite, quelle a forma di maiale!)

Qualunque cosa decidiate, i biscotti cuociono a 175° (forno ventilato) per 20-30 minuti. Una volta spento, lasciateli riposare 5 minuti nel forno in modo che si secchino un po'.

20.3.11

Londra, giorno 0

Cominciano le mie mirabolanti avventure in terra londinese!
Anche se certe cose mi ricordano un po’ il primo giorno d’Erasmus (in particolare i pasti a latte e cereali… domani faccio una spesa più sensata!), ho un’altra età e quindi accuso di più la fatica :)

Stamattina la sveglia è suonata alle 6.10, ed è stata prontamente rimandata di 5 minuti. Il mioconsorte a quel punto (quando è suonata la seconda volta) ha mormorato qualcosa sul fatto che mi avrebbe accompagnato lui in Centrale. Sveglia ulteriormente rimandata (a quell’ora ho meno del solito la forza per oppormi a chi vuole farmi un favore!)
Alle 6.30 siamo in macchina per una Milano deserta, con l’abitacolo pieno di quel senso di nostalgia che accompagna le separazioni – almeno le nostre, soprattutto quelle ‘lunghe’.
Alle 7 parte l’OrioShuttle con me a bordo.
Alle 8 sono in aeroporto: varco la porta, ancora assonnata, e mi trovo circondata da diciassettenni sveglissimi e eccitati dalla partenza per la gita. A Londra. Tutti insieme appassionatamente, versione aerea!
Passo al gate e faccio il primo controllo. Quindi passo al secondo controllo, quello speciale per i voli Ryanair verso la Gran Bretagna direi. E poi si parte.
Il volo è stato infinitamente più piacevole del tragitto in bus da Stansted a Victoria, e anche più veloce! Vero che
il bus a/r costa £17, che è molto meno del treno, però causa Purim la traversata di Hendon è stata eterna. E vedere in strada ragazzini vestiti da Babbo Natale, o da Super Man, in compagnia dell’Ape Maja e di una leonessa è stato un tantino surreale.
Comunque, arrivata a Victoria Station con 40 minuti di ritardo, poi tutto è filato liscio, e ora sono nella ‘mia’ casetta nuova. Pronta per nuove, mirabolanti, avventure. Domani.



(In un bar dell'aeroporto vendono ancora le Nutelline da appendere all'albero - e gli ovetti Kinder natalizi. E non sono nemmeno in saldo! Mentre facevo colazione mi è venuto il dubbio che fosse novembre...)

15.3.11

Perché sono ammutolita di fronte a quel che sta succedendo in Giappone


Il terremoto + tsunami + nuove scosse + centrali nucleari che stanno per esplodere, ovvero la realtà giapponese di questi ultimi 4 giorni, mi sgomenta, mi lascia senza parole, con un senso di impotenza di fronte alle grandi calamità che non avevo mai provato prima. Le immagini di New Orleans distrutta e allagata, o quelle di Haiti, mi avevano fatto un effetto solo vagamente paragonabile a questo. Nel caso del Giappone, gioca sicuramente la componente “continua”: non solo il terremoto (che, nella sua violenza, non ha fatto danni ingenti), non solo lo tsunami (che è stato devastante), non solo le scosse continue mentre l’oceano rende migliaia di cadaveri e città intere sono state spazzate via. No, pure una centrale nucleare che sta per esplodere nell’unico paese al mondo che ha subito, e per ben due volte, gli effetti devastanti della bomba atomica.Ma non è solo questo. È che il Giappone l’ho visitato, e me ne sono innamorata. Tornata, dicevo che avevo visto il paese dei pronipoti perché camminare per Shinjuku vuol dire camminare nel futuro, nelle città del futuro.
Non so come sia vivere in Giappone da giapponese, immagino che le pressioni siano altissime, più o meno dall’asilo in poi. Ma da turista è il paese perfetto: funziona tutto alla perfezione, dalle coincidenze al secondo dei treni alle macchinette delle bibite, e la gente è gentile e riservata, timida ma sempre disposta ad aiutare. Credo che avrei potuto camminare con la borsa aperta (non l’ho fatto, ma i ragazzi andavano in giro con infilato nella tasca posteriore dei jeans un portafoglio bislungo che sporgeva di un buon 15 centimetri. Roba che si poteva sfilare tranquillamente, ma evidentemente da loro non usa rubare i portafogli!)

I paesaggi in Giappone spaziano dagli skyline futuristi di Tokyo e Kyoto alla tranquillità dei templi di Nikko, dai paesini di montagna come Takayama a città come Kobe, belle, moderne.












Hiroshima oggi è una bella città affacciata sul mare. Nonostante lì 60 anni fa sia stato spazzato via tutto. Come oggi. Quanto c'è voluto per riscostruirla? Quanto ci vorrà oggi per ricostruire il Giappone? E ancora non si pensa alla ricostruzione ma a evitare il peggio, perché sta ancora succedendo.


Ecco, vedere un paese che si è girato per tre settimane, scoprendo che riusciva perfino a superare le aspettative, un paese così ‘avanti’, moderno ma ricco di tradizioni, ordinato anche se iperpopolato, piegato dai fatti di questi giorni mi sgomenta. Cosa ne sarà, ora, del Giappone? Migliaia di morti. Intere città distrutte. Intere, modernissime città antisismiche distrutte. Una centrale nucleare in avaria. Come può il popolo più civilizzato del globo far fronte a quest’emergenza? Forse è questo che più mi colpisce: nemmeno il popolo più civilizzato del globo ha una soluzione. E mentre la metro di Tokyo si ferma (la metro di Tokyo! Come dire: i collegamenti super veloci e super efficienti di una delle megalopoli più grandi del mondo!), limitarsi a sperare che il reattore 2 non esploda non è di grande conforto.

13.3.11

Ricetta: Biscotti al vin santo


Non amo per niente i dolci con liquore o simili, ma il vin santo fa eccezione. Così, siccome ne abbiamo una bottiglia in casa e non vorrei mai farla andare a male, ho pensato che forse potevo provare a metterlo nei biscotti (invece che pucciarci dentro i cantucci!)
Il risultato mi ha soddisfatto, per cui ecco qui la ricetta - magari qualcun altro ha del vin santo da fare fuori!

INGREDIENTI
250 gr farina 00
100 gr zucchero
100 gr vin santo
80 gr olio di semi (quello che avete: il mio è misto girasole e arachide)
30 gr pinoli
mezza bustina di lievito vanigliato per dolci
zucchero a velo
(io ho aggiunto anche due Ferrero Roche fatti a pezzi)

Mescolare in una ciotola tutti gli ingredienti - tranne lo zucchero a velo - tenendo da parte qualche pinolo (da usare per guarnire i biscotti) e avendo cura di aggiungere il lievito per ultimo.
Formare con le mani delle polpettine di impasto, adagiarle sulla teglia da forno e schiacciarle, in modo da appiattirle un po'. Io ho volutamente tenuto delle forme irregolari, mi sembravano più adatte a questo tipo di biscotto.
Infornare a 175°, forno ventilato, per 25 minuti.
Una volta freddi, cospargere di zucchero a velo.
Con queste dosi si ottengono una ventina di biscotti.

Il tempo di preparazione è di 10 minuti + 25 minuti di cottura.

8.3.11

Recensione: "La strada" di Cormac McCarthy


Era tanto che desideravo leggere La strada. Finalmente, la scorsa settimana l'ho cominciato. Contrariamente al mio solito, mi sono imposta di leggere piano - La strada è un libro da leggere piano, per tante ragioni: è un libro che brucia il cuore.

L'ho finito sabato, in treno. Leggendo le ultime pagine piangevo, ma alla penultima ho smesso. Mi bastava un ennesimo barlume di speranza, che il viaggio potesse durare ancora. Più che di commozione però piangevo perché non riuscivo più a reggere quella desolazione, quel proseguire un viaggio verso niente mascherato da viaggio verso un'ultima speranza. Non riuscivo più a reggere quel legame inossidabile tra padre e figlio, un legame fatto non solo di affetto ma nemmeno di abitudine o costrizione. "Perché noi portiamo il fuoco".

«Ce la caveremo, vero, papà?

Sí. Ce la caveremo.

E non ci succederà niente di male.

Esatto.

Perché noi portiamo il fuoco.

Sí. Perché noi portiamo il fuoco».

La scrittura di McCarthy è scarna, pulita, direi quasi perfetta. Li vedi i due che camminano sulla strada, il padre piegato a spingere il carrello. Senti il silenzio totale intorno a loro. La cenere. La luce grigia sempre uguale. Il freddo. La fame. I pericoli, l'odio, gli altri uomini.

Calvino diceva che poesia è l'arte di fare entrare il mare in un bicchiere. La strada è poesia. Forse è questo l'unico modo di parlare del mondo alla fine del mondo, e dei sopravvissuti.

4.3.11

Ricetta: zuppa di cavolfiore, patate e porri

Oggi, un po' provata dal risveglio all'alba e dalla mattinata di lavoro dopo rientro a casa in nottata direttamente da Ebook Lab Italia (di cui parlerò mooolto presto) a Rimini, complice anche la ribellione della caldaia con conseguente temperatura casalinga sotto i 15°, ho deciso che avevo bisogno di un pranzo sano e 'riscaldante'. In frigo avevo un cavolfiore piuttosto piccolo che, insieme al porro, era tra le verdure ricevute martedì mattina da Bioexpress - cosa non mi invento per costringermi a mangiare sano! - per cui ho pensato di preparare una zuppa con questi ingredienti più le immancabili patate... Incredibile ma vero, viene molto delicata.

INGREDIENTI
1 cavolfiore di medie dimensioni
4 patate
porro per il soffritto (io ho tagliato a rondelle anche un po' della parte verde)
1 litro circa di brodo
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
(se vi piace, aggiungete anche qualche chicco di cumino)

In una pentola con le pareti alte, fate soffriggere il porro in due cucchiaio d'olio, quindi aggiungete le patate (sbucciate) e il cavolo fatti a pezzi. Versate su tutto il brodo, coprite con un coperchio e fate cuocere per una mezz'oretta. Togliete dal fuoco e passate tutto con il minipimer, regolate di sale e pepe e servite in tavola.
Volendo si possono aggiungere dei crostini o delle striscioline di speck fatte saltare in padella.

1.3.11

Ebook - 3. Gli ebook sono libri. Ma non sono libri di carta

Sembra una banalità dire che gli ebook sono libri ma non sono di carta, dato che è una cosa che, come dire, salta agli occhi. Eppure non riesco a togliermi l’impressione che l’approccio all’ebook degli editori non nativi digitali sia identico, o quasi, a quello che riservano ai libri cartacei. Un esempio – sarò infinitamente grata a chi sarà in grado di darmi una risposta: perché devono esistere le piattaforme di distribuzione per gli ebook? L’equazione mi sembra sia

magazzino:libri cartacei = piattaforma di distribuzione:ebook

solo che non vedo per quale ragione si debba replicare questo modello là dove non ce n’è bisogno. Insomma, mi sembra solo un passaggio in più, e i passaggi in più in genere contribuiscono a complicare le cose.

Mi piace immaginare un futuro in cui ci saranno i libri cartacei, e ci saranno gli ebook. Saranno due canali diversi, che coesisteranno per il piacere e il gusto del lettore, offrendo due diversi tipi di intrattenimento. (E non solo di intrattenimento: credo che il potenziale nella scolastica sia altissimo). Anche per questo fatico ad accettare la logica che mi sembra guidare le scelte di molti editori: cercare di creare per l’ebook la stessa filiera del libro cartaceo mi sembra una forzatura, un modo per rallentare la diffusione degli ebook - dettata forse dal timore che il mercato digitale svilisca quello cartaceo, o forse semplicemente dall'abitudine di tutto un mondo, agenti e autori inclusi, a comportarsi in un certo modo.

Forse forzando un po’, trovo che la classifica degli e-book più venduti su Bookrepublic confermi quello che penso e che ho espresso anche qui: oggi al primo posto abbiamo La mente accresciuta, pubblicato da 40K, editore digitale. Al secondo La matematica è scolpita nel granito, Sugalman – altro editore digitale. Al terzo Quello che vuole la tecnologia, Codice Edizioni – che pubblica anche libri cartacei. Tra l’altro (ma lo approfondirò meglio in un prossimo post), i prezzi dei primi due non superano i 5 euro... quanto aiuta le vendite un prezzo contenuto? I grandi editori non mancano nella top 10, ma non salgono sul podio. Ed è bello vedere che le logiche dell’ebook, ancora in fase di definizione, riescono a scompaginare un mercato che negli ultimi anni tendeva a una certa staticità. (Per qualche info in più, leggete Uno sguardo alla classifica di vendita di Bookrepublic: la carica degli editori nativi digitali su booksblog).

Domani parto per Ebook Lab, spero quindi seguiranno nuovi succosi post ebookiani.