3.3.12

Arrivano gli ebook di WePub


Se siete qui, probabilmente ci siete finiti per caso: il blog è abbandonato a se stesso da mesi. Come mai? Be', mi verrebbe da rispondere che è perché sono scostante, ma (stavolta) non è così: sono stata travolta dalle cose da fare. Da una in particolare: WePub. Che ora ha appena pubblicato i suoi primi ebook.
Potrei spiegarvi cos'è WePub, dirvi che è una casa editrice che pubblica solo in digitale e che risponde a tutti gli aspiranti autori che le inviano il loro manoscritto, ma credo che facciate prima a guardarvi il video-manifesto e a farvi un giro sul sito www.wepub.it:
Insomma, direi che ho delle ottime ragioni per aver abbandonato il blog a se stesso. Non credo lo riprenderò in mano, non a breve, almeno. Ma se seguite wepub.tumblr.com, facebook.com/wepub o twitter.com/wepub_you troverete un po' della sottoscritta :)

30.9.11

Maledizioni - 13 sardine circa

13 sardine circa, di Luigi Filippelli, è il primo titolo pubblicato da Maledizioni, neonata casa editrice bresciana. L’autore, che è anche uno dei due fondatori, lo conosco da anni o, meglio, lo conoscevo quando a Brescia ci vivevo anch’io. E siccome da allora è passato un sacco di tempo, se anche nei racconti che compongono il libro ci fossero tracce dell’autore mi sarebbe impossibile ritorvarle - e per me è un bene: leggere un libro e ritrovarvi l’autore non mi piace mai.
Questa prima opera si presenta bene: il titolo mi ha colpito e lo trovo adatto a una raccolta di racconti, così come la copertina è molto adatta all’editore (l'illustrazione è di Alberto Corradi). Altra cosa “di contorno” che mi è piaciuta è il nome della collana, “batteri”, e il suo loghino. Si vede che ci sono molte idee e una linea precisa, e non è cosa da poco.
Aprendo il libro però qualcosa si incrina. Si incrina se, come me, siete maniaci di lettering e impaginazione: qualche righino e qualche riga larga, una gabbia insolita, un abbinamento di font (quello dei titoli e quello del testo dei racconti) che non è felicissimo. Buona scelta il bastoni, in ogni caso: non è il mio preferito, ma qui si entra nel regno dell’ipersoggettivo!
Il testo però è praticamente privo di refusi e molto curato. E con questo passiamo da ‘come si presenta’ alla sostanza. 
Queste sardine sono storie surreali di vita marginale, periferica o fatta di piccole cose. Di vicoli scuri e dèi, di spacciatori e campanelli che suonano la domenica mattina, di vecchi e di cani, di fragole sintetiche. In ogni racconto la realtà è filtrata e distorta, ed è proprio questo il punto di forza della raccolta: mostrare al lettore scorci di qualcosa di diverso e, contemporaneamente, familiare. Sono racconti brevi (18 in 128 pagine) e completi allo stesso tempo, e la sintesi e la capacità di tracciare sensazioni complesse in poche parole non sono pregi da poco.
Leggendo però ho avuto l’impressione che i racconti siano stati scritti in periodi diversi: alcuni convincono, altri meno (tra i primi non posso non citare il fulminante John Deere, Stai parlando di fragole sintetiche? ed Escluso il cane). 
L’ultima storia è un po’ diversa dalle altre, è più lunga e racchiude altre storie, tutte che si incastrano a comporre una storia unica. Un po’ un inno alla dea del racconto, la Matrioska. Un po’ una sardina gigante con la pancia piena di altre sardine. Un po’ una storia che contiene non solo altre storie ma tutto il libro. A tratti forse un po’ acerbo, ma piacevole, pungente, e già con una poetica chiara e riconoscibile. Come Maledizioni, che deve crescere ma ha già un approccio coerente e anticonvenzionale, diretto e immediato: ai miei occhi questi sono tutti pregi, quindi posso solo augurare che le prossime pubblicazioni proseguano su questa linea, portandola a completa maturazione.

22.9.11

WePub


Eccolo. Tra 3 giorni e qualche ora il conto alla rovescia finirà e vedrà la luce WePub, una casa editrice nativa digitale, la prima a costruire il suo catalogo attraverso scouting diretto. Una scommessa, ma di quelle che vale la pena fare.

Per i dettagli, vi rimando a www.wepub.it a partire dalle ore 12 di lunedì 26. Per il momento, citando ReRatto, vi basti sapere che:

1. non è editoria a pagamento
2. pubblica solo ebook
3. se avete un inedito nel cassetto... be', ci interessa

Se siete curiosi, nel frattempo potete seguirci su Twitter (@wepub_you) e Facebook (facebook.com/wepub). Vi aspettiamo!

20.9.11

Progetti pazzi prendono forma

Nella mia vita professionale, mi è capitato di promuovere (nel senso di 'fare promozione') per cose in cui non credevo o non mi piacevano, ma più spesso ho avuto la fortuna di promuovere prodotti che mi piacevano, che ho visto nascere, di cui condivido l'impostazione o la filosofia. Dico la fortuna perché se no, per come la vedo io, il lavoro diventa alienante: può rimanere stimolante, ma lascia addosso un senso di falso che alla lunga può stancare.
Ma non mi era mai capitata una cosa come quella che sto vivendo ora. Dal punto di vista pratico, il risultato non cambia, ma pianificare la promozione di una cosa  che senza di me non esisterebbe, non così almeno, una cosa alla cui creazione si è attivamente partecipato, be'... è diverso, è un po' più difficile mantenere la distanza necessaria e, contemporaneamente, è bello perderla ogni tanto.
Sono un po' criptica, ma ci siamo quasi.
Tra 6 giorni 59 minuti e 19 18 17... secondi.

12.9.11

La mia più bella storia d'amore

Oggi per me è un giorno speciale e vorrei celebrarlo con una storia presa dalla mitologia greca, proprio come due anni fa. Per me è una delle più belle storie d'amore.
La storia di Filemone e Bauci, raccontata da Ovidio nel Libro VIII delle Metamorfosi, racconta di quando Giove e Mercurio scesero sulla terra per rendersi conto di come si comportavano gli uomini. Travestiti da viandanti, bussarono a tutte le porte della Frigia chiedendo ospitalità, ma nessuno li accolse. Giunti infine a una povera capanna, vennero accolti da due vecchi sposi, Filemone e Bauci. Racconta il poeta:

A mille case bussarono, in cerca di un luogo per riposare;
mille case sprangarono la porta. Una sola infine li accolse:
piccola, piccola, con un tetto di paglia e di canne palustri,
ma lì, uniti sin dalla loro giovinezza, vivevano
Bauci, una pia vecchietta, e Filemone, della stessa età,
che in quella capanna erano invecchiati, alleviando la povertà
con l'animo sereno di chi non si vergogna di sopportarla.
Non ha senso chiedersi chi è il padrone o il servitore: la famiglia
è tutta lì, loro due; comandano ed eseguono tutti e due.
Quando i celesti, arrivati a questa povera casa,
entrarono chinando il capo per l'angustia della porta,
il vecchio li invitò ad accomodarsi, accostando una panca,
sulla quale Bauci stese con premura un ruvido panno; lei,
poi, smosse sul focolare la cenere tiepida, ravvivò
il fuoco del giorno avanti, alimentandolo con foglie e corteccia,
e ne fece scaturire fiamme con quel poco fiato che aveva.
Da un ripostiglio trasse scaglie di legno e rametti secchi,
li spezzettò e li pose sotto un piccolo paiolo;
spiccò le foglie ai legumi raccolti dal marito
nell'orto bene irrigato, mentre lui con un forcone staccava
la spalla affumicata di un suino appesa a una trave annerita:
di quella spalla a lungo conservata taglia una porzione
sottile, che pone a lessare nell'acqua bollente.

Filemone e Bauci accolgono dunque i due viandanti e, senza esitazione, offrono loro le loro scarse riserve di cibo. Ma quello che mi commuove nella storia arriva dopo. Gli dei, infatti, che sono notoriamente vendicativi, pensano bene di radere al suolo il resto della città per punire gli abitanti che non li avevano accolti. Tutto viene sommerso da una palude tranne la povera capanna, che viene mutata in tempio. A questo punto, Giove si rivolge ai due vecchi sposi:

"O buon vecchio e tu, donna degna del tuo buon marito,
esprimete un desiderio". Consultatosi un po' con Bauci,
Filemone partecipa agli dei la loro scelta:
"Chiediamo d'essere sacerdoti e di custodire il vostro tempio;
e poiché in dolce armonia abbiamo trascorso i nostri anni,
vorremmo andarcene nello stesso istante, ch'io mai non veda
la tomba di mia moglie e mai lei debba seppellirmi".

Ecco, io trovo bellissimo il desiderio che i due esprimono. Ch'io mai non veda la tomba di mia moglie e mai lei debba seppellirmi.
Gli dei comunque fanno ben di più (e se no la storia di Bauci e Filemone non sarebbe nelle Metamorfosi):

Il desiderio fu esaudito: finché ebbero vita,
custodirono il tempio. Ma un giorno mentre, sfiniti dallo scorrere
degli anni, stavano davanti alla sacra gradinata, narrando
la storia del luogo, Bauci vide Filemone coprirsi
di fronde e il vecchio Filemone coprirsene Bauci.
E ancora, quando la cima raggiunse il loro volto,
fra loro, finché poterono, continuarono a parlare: "Addio,
amore mio", dissero insieme e insieme la corteccia come un velo
suggellò la loro bocca. Ancor oggi gli abitanti della Frigia
mostrano l'uno accanto all'altro quei tronchi nati dai loro corpi.

Ecco, per me non c'è Romeo e Giulietta che tenga di fronte a Filemone e Bauci.

Traduzione: http://www.miti3000.it/mito/biblio/ovidio/metamorfosi/ottavo.htm

16.8.11

Milano-Monaco di Baviera (in treno)

Monaco è una città in cui mi capita spesso di passare. Ma più che della città in sé, che è sempre molto piacevole ma ormai molto familiare, è il viaggio d'andata la cosa che stavolta mi ha colpito di più (...mmm... no, a dire il vero la cosa che mi ha colpito di più è il delizioso dolce alle mele che ho mangiato da Scheider - la birreria, non la winehaus - ieri sera: assolutamente da provare!)

Dovevo trovarmi a Monaco di Baviera il 14 agosto con la mia dolce metà, che era in giro in moto da quelle parti. Tutto deciso più o meno all'ultimo, quindi mi sono messa a cercare un treno che facesse al caso mio più o meno il 10. L'ultima volta che ero stata a Monaco in treno, nel 2008, ero andata con il treno di notte, che parte da Verona e arriva alle 6 di mattina, ma ero certa ci fossero anche collegamenti diurni. Guardo su trenitalia.com e trovo un unico treno, quello notturno (prezzo pieno € 83,45). Incredula, decido di guardare sul sito delle ferrovie tedesche: quando studiavo a Lione c'erano treni 'in comune' tra le SNCF e le ferrovie italiane e io compravo sempre sul sito SNCF perché era più facile trovare offerte (più facile nel senso di più semplice), così ho pensato che ci fosse qualcosa di simile per i treni diretti in Germania.

Invece su bahn.com scopro che non c'è niente di simile, ma che le ferrovie tedesche, approfittando della liberalizzazione ferroviaria, hanno iniziato a offrire un servizio anche nel nostro paese, tra l'altro gestendo la totalità dei treni diretti a Monaco - ad eccezione di quello notturno.

Così compro online il mio biglietto a € 59 (c'erano ancora biglietti disponibili a questa tariffa, per mia fortuna) e il 14 mattina parto su un treno più che dignitoso, diviso in scompartimenti da 6 con aria condizionata e prese elettriche.
I controllori parlavano solo in tedesco (e in inglese, immagino, ma è abbastanza facile intuire cosa ti chiede un controllore) e, nonostante il treno si fermi a Brescia, Desenzano, Peschiera, Verona per poi proseguire verso il Brennero (qui tutte le fermate e l'orario), la stragrande maggioranza dei passeggeri era tedesca. (Come dargli torto? Anche io, all'idea di prendere un treno tedesco invece che uno italiano mi sono sentita sollevata!)
Arrivati alla stazione di Fortezza ho visto sulla banchina un cartellone che segnalava l'esistenza di questi treni e strillava che l'acquisto del biglietto a bordo è possibile senza alcun sovraprezzo - ovviamente, però, a prezzo pieno. Per forza, ho pensato: o lo compri online e ti stampi il biglietto, oppure non lo puoi fare da nessuna parte, visto che biglietterie della DB-ÖBB non ci sono nelle stazioni italiane.

Incuriosita, mi sono chiesta da quando esiste questo servizio è perché è così 'nascosto'.
Curiosando qua e là mi sono imbattuta in questo post. Per me non è stato difficile trovare il treno, e nemmeno fare il biglietto, ma mi è venuto in mente di guardare sul sito delle ferrovie tedesche solo perché dovevo andare in Germania. Capisco benissimo che DB-ÖBB sia in concorrenza con Trenitalia, e che quindi quest'ultima abbia tutto l'interesse a nascondere l'esistenza della rivale, ma dal momento che la gestione della rete ferroviaria italiana è in mano a Ferrovie dello Stato e, a quel che mi risulta, Trenitalia (e pure Rete Ferroviaria Italiana) è partecipato al 100% da Ferrovie dello Stato, è così sbagliato aspettarsi di trovare da qualche parte qualche cosa che somigli a un servizio al viaggiatore, tipo tutti gli orari dei treni che circolano in Italia?

Oltretutto, in Italia siamo così abituati allo strapotere e monopolio di Trenitalia che l'approccio del viaggiatore su binari è radicalmente diverso a quello del viaggiatore aereo. Semplicemente, il viaggiatore su binari in Italia pensa di non avere scelta - e quasi sempre è così.
Nessuno si aspetterebbe mai che Alitalia segnalasse i voli Lufthansa, ma Alitalia non è partecipata al 100% da "Cieli SpA"! Quando chi possiede la rete possiede anche quella che sostanzialmente è l'unica azienda nota al cittadino, è difficile che ci sia visibilità per la concorrenza. E chi ci rimette è il viaggiatore che, se per i viaggi in aereo è ormai smaliziato - o almeno può servirsi di motori di ricerca tipo volagratis o expedia -, per i viaggi in treno è sostanzialmente in balia delle FS.

In fondo, però, sono io ingenua. Non trovare nemmeno una nota in corpo 8 e senza link sul sito delle FS non doveva sorprendermi: gli orari dei treni Trenord, Srl costituita da Trenitalia e FNM SpA (Ferrovie Nord Milano), sul sito di Trenitalia non ci sono! Però poi si possono acquistare alle macchinette in stazione (mentre è più che comprensibile che quelli di un concorrente, come le ferrovie tedesche, non siano in vendita né alle macchinette né alle biglietterie in stazione).

Ah, ovviamente il treno è arrivato a Monaco puntualissimo.

29.7.11

In attesa che si estinguano le fascette

In editoria si chiamano 'fascette' quelle strisce di carta che avvolgono le copertine dei libri e propongono blurb al lettore.

Io chiamo 'fascette' quelle strisce di carta che generalmente rovinano le immagini di copertina per offrire al lettore validissime ragioni per comprare il libro, tipo frasi di stampa o redazionali, come per esempio:

Il libro che ha conquistato i librai francesi
Come i librai? E i lettori? E quanti saranno i librai in Francia? Qualche migliaio su 65 milioni di abitanti?

Un fenomeno senza precedenti. In uscita contemporanea in tutto il mondo
Si vede che l'autore ha un ottimo agente. Ma basta al lettore per comprare 'al buio'?

Un successo del passaparola (questa è un grande classico)
Allora, se non ne ho mai sentito parlare, sono io un marziano o la frase è un po' pompata? E se invece ne ho sentito parlare, non potevate evitare la fascetta che il passaparola ha già fatto il suo dovere?

Per mesi nella classifica/in cima alla classifica del New York Times
Peccato che a) siamo in Italia; b) non è mai stato il n.1, altrimenti la fascetta lo griderebbe ai quattro venti!

...mila copie già vendute nel mondo
Ok, in quali paesi? Perché se in Italia passare le 20.000 copie è da leccarsi i gomiti, in altri paesi è normale

Terza edizione in una settimana/un mese
Qualcuno ha clamorosamente sbagliato la tiratura, ma perché sbandierarlo?

L'elenco è infinito, e non è detto che con le frasi di stampa le cose vadano meglio. Perché, se la fascetta DEVE esserci, non importa COSA c'è scritto sopra. Sembra quasi più importante il colore (un classico giallo, un audace rosso, uno squillante ciano... e cosa starà meglio con la copertina? Come "cosa starà meglio con la copertina"! Magari la fascetta copre la parte più bella dell'immagine, magari la frase che ci si stampa sopra è banalissima, e il problema è qual è il colore che sta meglio).

Di fondo mi chiedo qual è il lettore che decide di comprare un libro per via della fascetta. Di una fascetta che non dice niente di quello che c'è dentro il libro ma solo di quello che c'è intorno. Intendiamoci, ci sono casi in cui la fascetta è utile al lettore, ma secondo me sono molto pochi. Un conto è avere una bella frase di qualcuno di autorevole (e, soprattutto, in linea con il libro), un altro è volere mettere a tutti i costi quell'orribile pezzo di carta intorno al libro! Non è la presenza della fascetta a far sì che un potenziale lettore compri quel libro piuttosto che un altro. Non lo posso credere. E ce ne sono così tante ormai che non si può nemmeno dire che la fascetta faccia risaltare il libro. Quindi, a cosa serve?

Forse poi non tutti sanno che non esistono macchinari per mettere in automatico le fascette, e così il lavoro viene fatto a mano. A mano! 150.000 fascette! Dovrebbe valerne la pena, no? Perché per scrivere cose come Il libro più atteso del 2011 si può anche fare senza.

E poi le fascette si rovinano, e la fascetta stropicciata invecchia anche il libro. Le belle, agognate pile in libreria (agognate dagli editori) sono la tomba della fascetta, così come per il temutissimo libro a scaffale, perché nello sfregamento tra un volume e l'altro è quasi certo che la fascetta si rovinerà. E allora tanto vale che il libraio la tolga e la butti via. Ma non credo che un libraio abbia molto tempo (e molta voglia) di mettersi a fare anche questo.

In più le fascette sono un costo. Minimo dal punto di vista economico (sì, anche malgrado vengano messe a mano), ma è pur sempre carta buttata.

Una volta acquistato il libro, poi, la fascetta diventa inutile. Anche usarla come segnalibro è scomodo, perché è troppo grossa.

Non riesco a trovare la ragione che spinge così tanti editori a "mettere la facetta", (quasi) sempre e (quasi) comunque. Così, in attesa che per una ragione o per l'altra prima o poi si estinguano, io le fascette le tolgo e le butto via.