15.2.11

Recensione: Il profumo delle foglie di limone

In classifica più o meno da quando è uscito, a gennaio, Il profumo delle foglie di limone di C. Sánchez è il romanzo di punta Garzanti di inizio 2011. Scommessa, a giudicare dai risultati, azzeccata, come recita anche la fascetta che parla del successo del passaparola in Spagna - e ora anche in Italia (mi dispiace non poter citare il testo esatto ma, odiando io le fascette, l'ho buttata via non appena ho preso in mano il libro. Il giorno in cui mi capiterà per le mani una fascetta che non dice cose già sentite, la promuoverò al rango di segnalibro).
Potete trovare la trama dettagliata, la storia del 'caso letterario' e qualche frase di stampa sul sito del Libraio.

Molto in breve: a fine estate, in Costa Blanca (Spagna) si intrecciano la vita di Sandra, giovane donna incinta e indecisa su cosa fare della propria vita; quella di un'amabile coppia di vecchietti che nascondo vari segreti, tra cui quello di essere criminali nazisti; e quella di Julián, sopravvissuto a Mauthausen e deciso a ottenere vendetta.
La lettura delle prime 100 pagine per me è stata davvero troppo lenta, mi aspettavo un intreccio magari un po' scontato ma avvincente e invece mi sono trovata lunghe descrizioni e personaggi un po' scialbi. Ero sul punto di lasciar perdere - perché va bene essere curiosi e voler provare a leggere i titoli in classifica, ma c'è un limite... - ma mi sono sforzata di proseguire. E devo ammettere che, passata pagina 100 più o meno, il ritmo si fa decisamente più serrato. Anche i personaggi acquistano un po' di spessore, diventano un poco più veri (anche se non riescono mai a risultare del tutto credibili: costretti come sono a interpretare un ruolo nella trama restano sempre un po' troppo finti). C'è un minimo di azione e un po' di suspense, che non guastano, mentre tutto veleggia verso un rassicurante lieto fine.

Il profumo delle foglie di limone è un romanzo che si lascia leggere (soprattutto da un certo punto in poi), che dosa discretamente gli ingredienti necessari per un bestseller ma che, proprio per questo credo, lascia in bocca un sapore di finto, di ricetta seguita troppo alla lettera.
Sandra, la protagonista, è forse il personaggio meno riuscito: totalmente schiava della sua funzione nella trama, capace di innamorarsi in mezza riga e poi oscillare tra lo stato di pesce lesso e quello di eroina intrepida...
La cricca nazista e Julián non vengono mai descritti davvero: se nel primo caso è più che legittimo, per come è il romanzo, non scendere mai nella psiche di questi personaggi, nel secondo invece un tentativo di introspezione c'è ma con effetti decisamente deludenti e a tratti stucchevoli.

Le riflessioni sul male e su come il male creda di fare il bene, e si metta quindi addosso una maschera, sono espresse sempre in modo piuttosto banale. Per fortuna sono per lo più riflessioni di Sandra, e questo le rende credibili all'interno del romanzo, anche se vi è dedicato davvero poco spazio. Ma sicuramente non è di questo che voleva parlare Clara Sánchez.

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