19.4.11

Recensione: "In fondo alla palude" di J. R. Lansdale

Quando finite un libro che vi è piaciuto, non siete assaliti anche voi da una sensazione difficilmente definibile, una sorta di stato di sospensione in cui si insinua la domanda: "e adesso cosa leggo?" O magari invece siete lettori precisi, di quelli con una lunga lista di titoli-da-leggere-nel-corso-della-vita e, finito un libro, vi tuffate decisi sul successivo. Io non sono una lettrice ordinata: ho una lista in continua espansione di titoli che voglio leggere, ma la dimentico sempre nel momento del bisogno. Così, quando sabato ho finito In fondo alla palude di J. R. Lansdale, la domanda è arrivata puntuale. Ho chiuso il libro e mi sono chiesta: "E adesso?" Perché In fondo alla palude mi è piaciuto, ha totalmente assorbito la mia attenzione per due giorni: non riuscivo più a staccarmene, ho dovuto finirlo. Non potersene separare è una buona dote per un thriller. Però questo non è solo un thriller, è molto di più. Un romanzo di formazione, nel senso migliore, arricchito da una trama da thriller.

Ambientato in Texas, negli anni Trenta, è raccontato in prima persona da Harry che, ormai vecchio, ricorda una serie di misteriosi omicidi a sfondo sessuale in cui si è trovato coinvolto, insieme alla sua famiglia, da ragazzino, quando viveva vicino alle paludi del Texas orientale. Proprio perché il narratore, ormai vecchio, ricorda la sua infanzia, il romanzo è pervaso da una sorta di malinconia per il tempo che è stato, per una stagione della vita, più che per un periodo storico. E il contenuto del libro va ben oltre l'indagine sugli omicidi. Uno dei temi del romanzo è lo scontro tra la comunità bianca e quella nera: l'omicidio di una nera non interessa a nessuno e, finché non si inizia a temere che anche donne bianche possano venire uccise, il padre di Harry, agente di polizia della zona, viene invitato ad abbandonare le indagini. (Inutilmente, perché per lui invece non è il colore della pelle a determinare il valore di una persona).
La storia è vista con gli occhi di un ragazzino, e mescola realtà, fantasia, finzione, desiderio di avventura. Ma questa visione, e la voglia di diventare grande, si scontrano con il mondo degli adulti e le sue regole, che Harry impara a conoscere in tutta la loro violenza e le loro sfaccettature. Altro tema del libro è infatti la scoperta dei propri familiari come persone. Harry si rende conto che la mamma e il papà hanno una vita indipendente dal ruolo di genitori: hanno un passato e prendono decisioni che non sempre sono giuste, e si muovono in un mondo dove esistono leggi non scritte di cui è impossibile non tener conto.
Completa il tutto una galleria di personaggi imprevedibili, come la nonna di Harry, una vera forza della natura, o lo stesso misterioso Uomo-Capra, creatura malvagia che Harry e la sorella hanno visto nelle paludi e sospettano essere l'assassino.
Decisamente una lettura piacevole, un romanzo in cui è bello immergersi.

2 commenti:

  1. Bel-lis-si-mo!
    Forse il mio Lansdale preferito (anche se è difficile mettere qualcosa sopra i dialoghi di Hap e Leonard, e anche "La notte del drive-in" ha il suo bel fascino)...

    RispondiElimina
  2. Ciao Abo, è stato il mio primo Lansdale e mi ha lasciato molta voglia di leggerne altri. Ma non sono stata tempestiva e ora è arrivato Carver, a reclamare il suo momento...

    RispondiElimina