30.9.11

Maledizioni - 13 sardine circa

13 sardine circa, di Luigi Filippelli, è il primo titolo pubblicato da Maledizioni, neonata casa editrice bresciana. L’autore, che è anche uno dei due fondatori, lo conosco da anni o, meglio, lo conoscevo quando a Brescia ci vivevo anch’io. E siccome da allora è passato un sacco di tempo, se anche nei racconti che compongono il libro ci fossero tracce dell’autore mi sarebbe impossibile ritorvarle - e per me è un bene: leggere un libro e ritrovarvi l’autore non mi piace mai.
Questa prima opera si presenta bene: il titolo mi ha colpito e lo trovo adatto a una raccolta di racconti, così come la copertina è molto adatta all’editore (l'illustrazione è di Alberto Corradi). Altra cosa “di contorno” che mi è piaciuta è il nome della collana, “batteri”, e il suo loghino. Si vede che ci sono molte idee e una linea precisa, e non è cosa da poco.
Aprendo il libro però qualcosa si incrina. Si incrina se, come me, siete maniaci di lettering e impaginazione: qualche righino e qualche riga larga, una gabbia insolita, un abbinamento di font (quello dei titoli e quello del testo dei racconti) che non è felicissimo. Buona scelta il bastoni, in ogni caso: non è il mio preferito, ma qui si entra nel regno dell’ipersoggettivo!
Il testo però è praticamente privo di refusi e molto curato. E con questo passiamo da ‘come si presenta’ alla sostanza. 
Queste sardine sono storie surreali di vita marginale, periferica o fatta di piccole cose. Di vicoli scuri e dèi, di spacciatori e campanelli che suonano la domenica mattina, di vecchi e di cani, di fragole sintetiche. In ogni racconto la realtà è filtrata e distorta, ed è proprio questo il punto di forza della raccolta: mostrare al lettore scorci di qualcosa di diverso e, contemporaneamente, familiare. Sono racconti brevi (18 in 128 pagine) e completi allo stesso tempo, e la sintesi e la capacità di tracciare sensazioni complesse in poche parole non sono pregi da poco.
Leggendo però ho avuto l’impressione che i racconti siano stati scritti in periodi diversi: alcuni convincono, altri meno (tra i primi non posso non citare il fulminante John Deere, Stai parlando di fragole sintetiche? ed Escluso il cane). 
L’ultima storia è un po’ diversa dalle altre, è più lunga e racchiude altre storie, tutte che si incastrano a comporre una storia unica. Un po’ un inno alla dea del racconto, la Matrioska. Un po’ una sardina gigante con la pancia piena di altre sardine. Un po’ una storia che contiene non solo altre storie ma tutto il libro. A tratti forse un po’ acerbo, ma piacevole, pungente, e già con una poetica chiara e riconoscibile. Come Maledizioni, che deve crescere ma ha già un approccio coerente e anticonvenzionale, diretto e immediato: ai miei occhi questi sono tutti pregi, quindi posso solo augurare che le prossime pubblicazioni proseguano su questa linea, portandola a completa maturazione.

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