6.7.11

Profumo di madeleine e profumi sotto vetro

Uno scompare per un mese, non scrive più, dice che sta leggendo, e poi il primo post a cosa lo dedica? Ai profumi. Cioè a qualcosa di tendenzialmente frivolo e sostanzialmente impalpabile. Che poi, per leggere ho letto. Ho letto Carver con una lentezza che non mi appartiene (e poi, con rapidità e svogliatezza, un po' di romanzi usciti in questo periodo). Però oggi mi sono fissata con i profumi.

Perché solo i profumi sanno trasportarti completamente in altre epoche della vita. Sì, ok, anche i sapori, e Proust ce l'ha insegnato fin troppo bene. Però i profumi hanno scandito alcuni capitoli della mia vita. Dico proprio profumi profumi, quelli nei boccettini per capirci!

Quando ero adolescente, spopolava Ck One. Era onnipresente. I ragazzini il sabato sera lo indossavano come una divisa insieme alla camicia, generalmente bianca e sempre Ralph Lauren, al maglioncino blu o nero e ai jeans. Credo ci si rotolassero dentro (al profumo, non ai jeans). Io ho imparato presto che gli uomini che piacciono a me il profumo non lo mettono.

L'unico uomo che ho amato che usava un profumo era mio nonno. Non credo si possa parlare davvero di profumo, perché non ricordo che aleggiasse su di lui. Era forse un'acqua di colonia, ed era legata a un rito, quello della barba. Perché capitava che, arrivando io bambina da lui nel pomeriggio, nel saltargli al collo
trovassi pungente la ricrescita della barba. E siccome era un nonno che ci viziava da morire, andava a farsi la seconda barba della giornata - e non era a livello Homer Simpson, anzi!
Quindi io mi sedevo sullo spigolo della vasca e lo guardavo radersi. Poi si metteva sulle mani un po' di quest'acqua di colonia gialla, agrumata, che stava in un boccettino di vetro trasparente e rettangolare, e si dava dei colpetti sul collo. L'odore durava pochi secondi, ma ora che ne scrivo me lo sento ancora nelle narici.

Poi c'è stato un lungo capitolo della mia vita legato a Le feu d'Issey light, un profumo che ho usato e amato per anni, più o meno per tutta l'università. Adesso non lo sopporto più e non mi piacciono le fragranze di Miyake, probabilmente perché per me ha segnato un'epoca, che è finita. Alla fine delle storie c'è chi si taglia i capelli, e chi cambia profumo.

C'è voluto del tempo per tornare fedele a una sola fragranza. Ogni tanto annusavo qualcosa, ma era tutto troppo dolce, o troppo speziato, o troppo forte, o semplicemente cattivo. Ero stufa dei profumi e lo sono stata per anni. Poi, come nella miglior commedia romantica poco originale, il colpo di fulmine. L'ho incontrato sulle scale, ho chiesto informazioni su di lui, l'ho testato e ho capito che era il mio. Soprattutto, ci completiamo a vicenda - sì, sto ancora parlando di un profumo. Non mi ci rotolo dentro, odio chi la
scia una scia di profumo, però mi piace sentirmelo addosso o sui vestiti. Mi stupisco delle mie amiche che alternano profumi diversi, molto di più che non di quelle che non ne usano affatto. A me piace legare un'odore a una persona, o a una fase. Forse sono solo pigra, ma il modo in cui un profumo si associa a un ricordo mi affascina. Perché non è vero che un profumo è sostanzialmente impalpabile: lo è, sì, ma il modo in cui ci catapulta in un altro momento è la cosa più simile al teletrasporto che mi sia mai capitata.

3 commenti:

  1. Ma non doveva essere un post frivolo? :) Non lo è stato.

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  2. hai assolutamente ragione, i profumi più di ogni altra cosa hanno la capacità di riportarci a momenti lontani.. io col ck one mi sono innamorata :) e bulgari ametiste è invece uno dei profumi che amo di più, però lo preferisco in inverno.

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  3. @occhio: ehm.. ho il dono di trasformare ogni argomento in un 'pippone'! :)
    @anonimo: non avevo mai pensato alla 'stagionalità' dei profumi... vero che Bulgari Ametiste non è molto fresco, però al momento per me è 'il' profumo!

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