15.3.11

Perché sono ammutolita di fronte a quel che sta succedendo in Giappone


Il terremoto + tsunami + nuove scosse + centrali nucleari che stanno per esplodere, ovvero la realtà giapponese di questi ultimi 4 giorni, mi sgomenta, mi lascia senza parole, con un senso di impotenza di fronte alle grandi calamità che non avevo mai provato prima. Le immagini di New Orleans distrutta e allagata, o quelle di Haiti, mi avevano fatto un effetto solo vagamente paragonabile a questo. Nel caso del Giappone, gioca sicuramente la componente “continua”: non solo il terremoto (che, nella sua violenza, non ha fatto danni ingenti), non solo lo tsunami (che è stato devastante), non solo le scosse continue mentre l’oceano rende migliaia di cadaveri e città intere sono state spazzate via. No, pure una centrale nucleare che sta per esplodere nell’unico paese al mondo che ha subito, e per ben due volte, gli effetti devastanti della bomba atomica.Ma non è solo questo. È che il Giappone l’ho visitato, e me ne sono innamorata. Tornata, dicevo che avevo visto il paese dei pronipoti perché camminare per Shinjuku vuol dire camminare nel futuro, nelle città del futuro.
Non so come sia vivere in Giappone da giapponese, immagino che le pressioni siano altissime, più o meno dall’asilo in poi. Ma da turista è il paese perfetto: funziona tutto alla perfezione, dalle coincidenze al secondo dei treni alle macchinette delle bibite, e la gente è gentile e riservata, timida ma sempre disposta ad aiutare. Credo che avrei potuto camminare con la borsa aperta (non l’ho fatto, ma i ragazzi andavano in giro con infilato nella tasca posteriore dei jeans un portafoglio bislungo che sporgeva di un buon 15 centimetri. Roba che si poteva sfilare tranquillamente, ma evidentemente da loro non usa rubare i portafogli!)

I paesaggi in Giappone spaziano dagli skyline futuristi di Tokyo e Kyoto alla tranquillità dei templi di Nikko, dai paesini di montagna come Takayama a città come Kobe, belle, moderne.












Hiroshima oggi è una bella città affacciata sul mare. Nonostante lì 60 anni fa sia stato spazzato via tutto. Come oggi. Quanto c'è voluto per riscostruirla? Quanto ci vorrà oggi per ricostruire il Giappone? E ancora non si pensa alla ricostruzione ma a evitare il peggio, perché sta ancora succedendo.


Ecco, vedere un paese che si è girato per tre settimane, scoprendo che riusciva perfino a superare le aspettative, un paese così ‘avanti’, moderno ma ricco di tradizioni, ordinato anche se iperpopolato, piegato dai fatti di questi giorni mi sgomenta. Cosa ne sarà, ora, del Giappone? Migliaia di morti. Intere città distrutte. Intere, modernissime città antisismiche distrutte. Una centrale nucleare in avaria. Come può il popolo più civilizzato del globo far fronte a quest’emergenza? Forse è questo che più mi colpisce: nemmeno il popolo più civilizzato del globo ha una soluzione. E mentre la metro di Tokyo si ferma (la metro di Tokyo! Come dire: i collegamenti super veloci e super efficienti di una delle megalopoli più grandi del mondo!), limitarsi a sperare che il reattore 2 non esploda non è di grande conforto.

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