10.5.11

Io e Raymond Carver. Everything Must Go

Devo ringraziare Re Ratto (anche) perché sul suo blog ho appena scoperto il film che voglio vedere. E non sto usando l'articolo a caso: è proprio 'il' film, non 'un' film. (Qui il post originale).


Non credo di poter aspettare, è il momento giusto. Perché ieri è stata una giornata surreale. E soprattutto perché ieri sera ho capito che era il momento di tornare a Carver. I segni sono propizi, insomma!

Il mio primissimo incontro con Carver è stato in una puntata di Totem, il programma su Rai2 (rendiamoci conto: negli anni 90. Su Rai2) di e con Baricco e Vacis. Be', in una puntata parlavano di Cattedrale. Due miei amici erano subito corsi a prendere il libro e ci si erano tuffati. Io no, mi è solo rimasta impressa - la ricordo ancora - la lettura che ha fatto Baricco, che all'epoca mi piaceva molto di più di oggi.

Carver l'ho rincontrato a Parigi, molto tempo dopo. Dalla mia storia-di-sette-giorni con uno decisamente più vecchio di me ho guadagnato una felpa blu con la luna, un libro di Carver (Se hai bisogno, chiama, minimum fax) e la visione di America oggi di Altman. (Io dico che è un bilancio più che positivo, per una storia).
Ho letto il libro, ma quasi non ricordo nulla, sono passati anni e io non ricordo mai più di tanto i libri che divoro.

Ma nel frattempo, Carver è tornato. Di nuovo Baricco, in un articolo su Repubblica (L'uomo che riscriveva Carver, 27 aprile 1999 ) si interrogava sul mestiere di editor, sul rapporto tra un editor e il suo autore. Nella fattispecie, sul rapporto tra Lish e Carver. L'articolo io devo averlo letto molti anni dopo la sua pubblicazione, scovandolo per caso in rete quando cominciavo a interessarmi di editoria e muovevo i primi passi in questo magico mondo. (Detto così, di volata: se un autore accetta i consigli del suo editor, e il libro esce con il suo nome sopra, non è forse questa l'ultima volontà dell'autore? E chi passa alla storia, l'autore o l'editor? Quindi basta dire che gli editor sono antipatici, per favore. Spesso lo sono, ma non perché mettono le mani sui testi: quello lo fanno in genere per migliorarli, e se un autore è totalmente privo di umiltà e lo vive come una violenza il problema è un altro).

E poi Carver è entrato nel mio nido, i suoi libri sono comparsi sugli scaffali e sono stati letti e amati dall'uomo che amo io. Ci dev'essere una proprietà transitiva della lettura, che va ben oltre quello che scriveva Pennac in Come un romanzo:

Amare vuol dire far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici.

Quando un autore ti segue con così tanta dedizione per tutti questi anni, il minimo che puoi fare è, quando arriva il momento, mettere da parte tutti gli altri libri e libretti che stai leggendo e leggiucchiando e fargli spazio. Se l'è meritato per la pazienza, e a quel punto sai che non solo non ti deluderà, ma è esattamente quello che vuoi leggere.

Nessun commento:

Posta un commento