22.1.11

Recensione: Winter's Bone

Vincitore del Gran premio della giuria: U.S. Dramatic al Sundance Film Festival 2010, nonché della 28esima edizione del Torino Film Festival, Winter's Bone è un film che ti resta dentro.
La trama si racconta in poche parole: Ree Dolly, 17 anni, si prende cura dei due fratelli minori e della mamma depressa. Quando il padre, coinvolto nello spaccio e nella produzione di droga, per pagarsi la cauzione ipoteca la fattoria e i boschi dove vivono, lei inizia a cercarlo perché, se l'uomo non si presenterà al processo, la famiglia di Ree perderà tutto. Con grande ostinazione e coraggio, la ragazza si muove da sola sull'altopiano d'Ozark tra l'indifferenza, l'ostilità, la violenza di una comunità che si mantiene con la produzione e il commercio di anfetamine.
L'ambientazione, in un Missouri rurale, freddo, arretrato, dove il tempo sembra non passare mai e le leggi non sembrano quello di uno stato civile ma quelle dei clan, varrebbe da sola la visione del film. Il freddo e la desolazione sono così vividi che sembra di essere lì.
L'interpretazione di Jennifer Lawrence (per cui si è parlato di possibile Oscar) è di un'intensità rara, da tempo non restavo così conquistata da un personaggio: la tenacia che dimostra la protagonista nel cercare il padre deriva per metà dalla forza di un carattere indomito ("Sono una Dolly, fatta e finita") per l'atra metà da una consapevole disperazione perché, se non trova il padre, la sua famiglia, così faticosamente da lei tenuta insieme, andrà in pezzi. Le leggi non scritte, ma ben chiare a tutti quelli che vivono sull'altopiano, impongono che nessuno faccia domande su persone scomode, e Ree le infrange consapevolmente, perseverando nel suo intento nonostante tutto - nonostante le minacce, le bugie, le botte.
Sui personaggi minori, la cui complessità trapela nella manciata di minuti in cui sono mostrati, si staglia lo zio, fratello del padre introvabile e suo doppio: per un padre che non si trova, si riscopre uno zio, l'unico che condivide il vuoto, l'unico per cui i legami di sangue contino. Dico 'personaggi minori' perché tutti, rispetto a Dee, lo sono. Il film è lei. Lei e l'inverno. Ma tutto quello che si vede nei 100 minuti del film resta e continua a scavarci dentro, anche il più piccolo dettaglio, anche la caccia, lo scoiattolo scuoiato, i vitelli e i loro muggiti carichi di angoscia.
Il film è tratto dal libro Un gelido inverno di Daniel Woodrell (Fanucci): sarà una delle mie prossime letture.

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