10.1.11

Recensione: Il cane nero

Winston Churchill descriveva la depressione, di cui soffrì per tutta la vita, come "un cane nero, sempre in agguato, che ti assale alle spalle". Da questa immagine (che sospetto Churchill abbia ripreso da qualche poeta romantico inglese) parte l'esordiente Rebecca Hunt per dare vita alla metafora su cui si basa tutto il romanzo Il cane nero. Perché il cane esiste e si chiama Black Pat. Si installa come inquilino a casa di Esther, giovane bibliotecaria rimasta vedova. All'inizio, il cane è per lei tanto attraente quanto disgustoso ma, pagina dopo pagina, lei ne è sempre più affascinata mentre lui diventa una creatura sempre più famelica, che desidera Esther e un rapporto totalmente esclusivo con lei. Proprio per questo non vede di buon occhio una coppia di amici di Esther (giustamente preoccupati per lei) né, tantomeno, il nuovo giovane bibliotecario...
La vicenda di Esther si sviluppa parallelamente a quella di un altro personaggio a cui il cane offre i suoi servigi: Wiston Churchill. Siamo nel 1964 e Churchill è alla vigilia del suo discorso d'addio. Il cane nero, suo acerrimo nemico, gli è più vicino che mai. E grande è lo stupore dello statista quando si rende conto che la giovane bibliotecaria incaricata di battere a macchina il suo discorso vede Black Pat esattamente come lui. Già, perché nessuno vede il cane nero se non le sue vittime.

L'incontro tra Churchill e Esther è uno dei momenti più intensi del libro. Lui, intento a cercare su di lei i segni che ben conosce, cerca di spronarla alla lotta, consapevole che è una vittima fresca e che, in quanto tale, può forse ancora sconfiggere il nemico invece che abbandonarvisi.
Il finale è assolutamente prevedibile, ma non ha importanza in un romanzo come questo. Conta l'idea (non originale in sé ma ben sviluppata), lo stile (decisamente personale, e adatto a questo tipo di libro), la capacità di rappresentare situazioni (qui la Hunt si muove a volte con poca disinvoltura, ma glielo si può perdonare perché sa regalare delicati quadri di intimità sconcertante) e la tridimensionalità data ai personaggi (i più riusciti, i più sfaccettati, sono Churchill e il cane - e non potrebbe che essere così).

Un romanzo commerciale ma non scontato, che affronta un argomento non facile con una leggerezza mai inopportuna. Un romanzo romantico, non tanto - e non solo - per il suo finale quanto per l'immagine che restituisce della coppia Churchill e signora. Un amore capace di vedere anche quello che agli altri è invisibile:
"Ho osservato la battaglia di Winston contro di te per tutti questi anni e, lasciatelo dire, lui non si arrenderà mai".
Andandosene Black Pat disse: "Per questo tu dovresti elogiare te stessa".

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