28.11.10

Ristoranti: Sarla (indiano)

A Milano, in via Stampa 4 (una traversa di via Torino, dalla parte del Carrobbio) c'è Sarla, un ristorante indiano a cui siamo molto affezionati. Così, col ritorno del freddo, siamo tornati a cena là - per me mangiare indiano in estate è impossibile, è una cucina invernale.
Il nome Sarla in indiano vuol dire 'virtuosa semplicità'. E l'ambiente rispecchia questo nome, ricreando un  ambiente indiano senza fronzoli o esagerazioni, un giusto mix di India e Milano. Unica pecca è che la sala è molto ampia quindi, se siete freddolosi, potreste sentire freddo.
Per quanto riguarda le pietanze, la scelta è molto ampia e tutto è preparato con cura nella cucina a vista - è dietro un vetro.
Il Cheese Nam è imperdibile, il migliore che abbia mai assaggiato in Italia. Per gli antipasti, se si è in due vale la pena prendere gli antipasti misti della casa (€ 10), per assaggiare di tutto un po'. Le porzioni dei piatti principali sono abbondanti, e il costo medio si aggira sui € 15. Insomma, non proprio a buon mercato ma comunque accettabile. Quello che incide davvero sul conto è il bere: una birra indiana da 66 cl arriva a € 6,50, per cui solo tra acqua, due birre e coperto noi abbiamo passato i € 20!

20.11.10

Zuppa di zucca, patate (e carote)


Ho voglia di scaldare l'inverno con le zuppe, che non ho mai cucinato in passato ma mi sono sempre piaciute un sacco, perché le trovo 'confortanti', oltre che buone.
Così oggi mi sono lanciata in un secondo esperimento, dopo quello della Zuppa veloce di patate, carote e sedano. Al mercato ho comprato mezza zucca e per pranzo mi sono ingegnata su come cucinarla. Ecco cosa ho fatto:

In una pentola coi bordi alti ho fatto soffriggere in un po' d'olio dello scalogno. Quindi ho aggiunto 1/4 di zucca tagliata a cubetti, ho mescolato e aggiunto un cucchiaio d'acqua bollente. Nel frattempo ho fatto a cubetti anche 3 patate e le ho aggiunte nella pentola, con un po' di rosmarino. A questo punto ho pensato che ci sarebbe stata bene anche una carota, che ho aggiunto subito a piccoli pezzi - l'ideale però è metterla già nel soffritto! O, volendo, si può anche omettere.
Poi ho coperto tutto con il brodo vegetale caldo, ho aggiunto qualche seme di cumino (che stanno diventando la mia passione, nelle zuppe!) e un po' di curry e ho lasciato cuocere tutto a fuoco basso per 30 minuti. A quel punto ho grattato un po' di noce moscata e ho pepato la zuppa, ho spento il fuoco e ho passato tutto con il minipimer.
Che dire, me la stavo mangiando tutta da sola! Direi che anche il secondo esperimento-zuppa mi ha soddisfatto, ora mi piacerebbe provare a fare quella di cavolo nero... appena lo trovo - la mia bancarella al mercato non ce l'ha, mi dicono che in Puglia non lo usano e, da bravi pugliesi, loro non lo tengono!


Ricapitolando, ecco gli ingredienti della Zuppa di zucca, patate e carote (per 2 persone):
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
scalogno (in alternativa 1/4 di cipolla)
1/4 di zucca gialla
3 patate medie
1 carota piccola
brodo vegetale
cumino, curry, rosmarino, noce moscata, pepe a piacere

18.11.10

Libri illustrati e illustratori: Kveta Pacovska

Non è un'illustratrice facile. Francamente, mi sono più volte domandata se un bambino potrà mai apprezzarla. Ma i suoi non sono i libri élitari, quelli che da noi in gergo sono definiti 'per i figli degli architetti'. Sono opere d'arte in formato libro. Perché nelle sue tavole si respirano Mirò e Kandinski, e si toccano miscugli di tecniche diverse, in particolari effetti collage giocati con inserti in lamina argentata o in pagine bucate.


Il tratto della Pacovska, più volte premiata con l'Andersen (il Nobel della letteratura per ragazzi), è materico mentre le sue illustrazioni il più delle volte no, sono surreali, ingigantiscono dettagli e confondono elementi. Il connubio è stupefacente: se prendete una delle sue ultime opere a essere pubblicate, Cenerentola, vedrete come quel rosso così corposo in realtà nasconda poi la scena illustrata per restituirvela solo come suggestione o in qualche dettaglio.

Ho impiegato un po' ad amare le illustrazioni della Pacovska, ma ora ne sono conquistata. Se non sbaglio, recentemente c'è stata a Roma una sua mostra. Ma forse è più facile andare a scoprire i suoi libri in libreria: in Italia, che mi risulti, sono tutti pubblicati da Nord-Sud Edizioni. Ad oggi sono in commercio 5 titoli: Cenerentola, Hensel e Gretel, Cappuccetto Rosso, Il piccolo re dei fiori, Teatro a mezzanotte e dovrebbe essere in arrivo un nuovo titolo a breve, sempre per Nord-Sud.

14.11.10

Recensione: "L'uomo che cadde sulla terra" di Walter Tavis

 La fantascienza non è il mio genere, mi sono imbattuta in questo libro per caso, o meglio, per necessità: ero via e non c'era nient'altro da leggere. Così l'ho cominciato una notte, l'ho abbandonato per finire La trilogia della città di K. e poi ho deciso di riprenderlo e finirlo perché, anche se non è il mio genere, anche se non è una storia poi così originale, quella dell'Uomo che cadde sulla terra è una storia che vale la pena leggere. 
Un extraterrestre che arriva sulla Terra e ha come missione quella di salvare il suo popolo, perfino a me che non sono pratica del genere, non sembra un'idea così originale - il libro è stato però scritto a inizio anni Sessanta, e pubblicato in Italia da minimum fax nel 2006.
E anche lo stile scarno in cui è scritta la storia, per quanto piacevole e curato, non è niente di davvero particolare. Quello che mi ha colpito e mi ha stretto al libro è la sofferenza che lo percorre tutto, il tormento, l'assillo di una scelta tra il futuro che si voleva e il presente che si è conosciuto, tra la natura di antheano del protagonista - alto, esile, leggero, intelligentissimo - e l'umanità - misera, alcolizzata, edonista, buona - che finisce per contagiarlo, per fargli dubitare della sua missione, per fargli temere che, a contatto con i terrestri, il suo popolo potrebbe impazzire.
La discesa nell'alcolismo del protagonista, così simile a quella dell'autore, è una parabola tutta umana: non intacca infatti il piano originario, non si crea mai davvero la situazione per cui tutto è perduto. Quello che è davvero perduto è Thomas Jerome Newton, il protagonista, così alla fine umano e così lucidamente antheano da decidere di perdersi nella sua solitudine.

"E di colpo provò un'ondata d'affetto (forse lui stesso era ubriaco?) per quell'uomo esile e solitario. Forse anche Newton era un maestro della solitaria sbronza mattutina e cercava... qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse fornire a un uomo sano in un mondo insano la ragione per non bere al mattino". (Walter Tevis, L'uomo che cadde sulla terra, minimum fax, 2006, p. 99).

Una curiosità: dal libro è stato tratto nel 1976 il film L'uomo che cadde sulla terra, interpretato da David Bowie.

13.11.10

Ristoranti: Casa tua

Sabato, pranzo fuori. Ci hanno portato in un'osteria in Porta Romana, accanto alla più celebre (almeno per me) Giulio pane e ojo: Casa tua.

Non c'è un'insegna vera e propria con la scritta Casa tua, però è difficile non vedere il locale: ha le vetrate sulla strada ed è in via Muratori angolo via Corio. E appena sopra l'orario affisso sulla porta c'è la scritta Casa tua. Il locale è della stessa gestione di Giulio pane e ojo, e infatti tre dei primi proposti sono romani, mentre il resto del menù è toscano. Non ci sono antipasti - vengono portati al tavolo, appena ci si siede, la panzanella e un piatto di coppa e pecorino - ma un'ampia scelta tra primi - piuttosto insoliti e decisamente da provare - secondi e contorni.
Noi eravamo in sei e abbiamo preso ciascuno un primo diverso: pasta fresca (Pici briciole e acciughe e Pappardelle all'antica, al ragù di tre carni), minestre (Ribollita, Passata di ceci, Pasta e fagioli) e i Rondelloni alla zucca. I Pici secondo me sono imperdibili, non li avevo mai mangiati cucinati così, ma eravamo tutti soddisfatti delle rispettive scelte. Abbiamo ordinato anche qualche secondo da dividere, visto che stavamo già esplodendo, e anche quelli sono buoni - ma meno insoliti dei primi: abbiamo preso il Pollo al mattone, il Cosciotto di maiale e l'Angello al forno.
Sui dolci stavamo cedendo, ma come si fa a dire di no alla panna cotta fatta in casa?
Il conto non è stato esattamente a buon mercato, sui 40 euro a testa, ma con tutto quello che abbiamo mangiato (più una bottiglia di Chianti), onesto.
In più il posto è molto carino, spazioso e personale allo stesso tempo, molto caldo con i mattoni a vista e le luci soffuse. Insomma, un posto da provare.

10.11.10

"Come un animale nel tempo di morire..."

"...cerco un posto che non si può trovare". Sogni e sintomi, CSI.

Ieri, mentre pedalavo tornando a casa ho sentito per la prima volta quest'anno il freddo pungermi attraverso il cappotto. E mi sono venute in mente d'improvviso poche parole di Cupe Vampe, sepolte nella memoria: "s'incunea crudo il freddo"- nemmeno poi molto significative nell'architettura della canzone. Strano come i testi che si imparano a furia di ascoltare un album poi ti restino così impressi: credo che potrei scrivere tutto il testo di Cupe vampe senza commettere errori. E non la sento da anni.

Anzi, non la sentivo, perché ho appena messo su Linea gotica.
Strano anche come un cd (sì, ho proprio il cd originale) posso riportare indietro di anni. Linea gotica per me è l'università, è Bologna, è i viaggi in treno, le feste, la mia storia più tardoadolescenziale, il mio appartamento a Lione, un bacio improvviso, cene con amici storici e gente a caso. Il classico tuffo nel passato.

La voce di Giovanni Lindo Ferretti arriva identica e immutata. Rassicurante, adesso che è tutto così indefinito.
"Sotto la calma apparente un assordante frastuono" (Blu).

9.11.10

Libri illustrati e illustratori: Rébecca Dautremer

L'angolo (di solito non è molto di più) dedicato agli illustrati nelle librerie ha, per me, il valore di una galleria d'arte. Generalmente etichettati 'per bambini' e, come tali, il più delle volte ingiustificatamente non presi in considerazione, gli albi illustrati sono spesso firmati da grandi artisti, o artisti ancora sconosciuti ma semplicemente meravigliosi. Dai casi eclatanti di Bruno Munari o, più recentemente, Hansel e Gretel illustrato da Lorenzo Mattotti per Orecchio acerbo (2009) fino a Cenerentola di Kveta Pacovska (Nord-Sud Edizioni, 2010)
Sempre più spesso, poi, le storie di questi albi vanno oltre le fiabe classiche, le fiabe che tutti conosciamo. Infatti alle illustrazioni si accompagnano testi che vanno oltre...

In Principesse
incontrerete, sì, Cenerentola e altre fanciulle
incoronate, ma soprattutto principesse
dimenticate o ingiustamente ignorate.
Ma non è tutto.
Così attacca la quarta di Principesse dimenticate o sconosciute, scritto da Philippe Leehermeier e illustrato da Rébecca Dautremer (Fabbri Editori, 2005). Il libro racconta le straordinarie biografie di principesse come Ammiramitù, la pigra Sprofondina, l'infaticabile lettrice Quattrocchi, le siamesi Ding e Dong e tantissime altre - più dettagli sulla vita del palazzo e personaggi di corte.

Ma, al di là della piacevolezza del testo e della galleria di principesse atipiche, sono le tavole dell'illustratrice francese Rébecca Dautremer a fare di questo libro un capolavoro. L'artista adesso sta lavorando a un Alice nel paese delle Meraviglie, che uscirà in Francia il 24 novembre. In Italia è pubblicata da Fabbri, Donzelli, Gallucci e La Margherita.

7.11.10

Dalí a Milano: il sogno è una mezza delusione

Qualche settimana fa, su D di Repubblica, Patrizia Valduga scriveva che, a Milano, le uniche manifestazioni artistiche ancora in grado di soddisfarla sono quelle musicali. Lo scriveva reduce dalla mostra a Palazzo Reale Salvador Dalí Il sogno si avvicina. E come darle torto?

Per quanto la mostra dichiari come obiettivo quello di approfondire il rapporto tra l'artista e il paesaggio:

"aspetto poco conosciuto dal grande pubblico, che offre inattesi spunti di riflessione in merito al legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica, in un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio. 
Quadri che vogliono documentare un “altro” Dalì: mistico, religioso, spirituale." fonte

non si può fare a meno di lamentare l'assenza di grandi opere che giustificherebbero la scelta della location (Palazzo Reale) e il costo del biglietto (9 euro).
Il visitatore si muove tra sette stanze, alcune con opere notevoli come Il volto della guerra e la Malinconia atomica (e personalmente, più della ricostruzione della Stanza di Mae West, mi diverte la Venere di Milo con peluche), altre con interessanti curiosità, come i bozzetti realizzati per l'animazione Disney Destino, ma nel complesso troppo poco per consentire al visitatore digiuno di avvicinarsi all'artista. E digiuno il visitatore lo è quasi per forza: erano 50 anni che non c'era una mostra dedicata a Dalí! Insomma, non è discorso di orologi che non c'erano (solo uno) e che tutto sommato il visitatore è portato a cercare, è che sempre più mi pare che le mostre da queste parti siano allestite con opere minori, e va bene cercare percorsi alternativi e meno battuti nell'arte di grandi maestri, però forse è il caso di farlo dopo aver presentato le opere maggiori.

Detto tutto questo, Dalí è sempre Dalí, ogni sua opera meriterebbe almeno mezz'ora di contemplazione e anche di più, tanti sono i simboli e i nascondigli che racchiude.

3.11.10

Recensione "La trilogia della città di K." di Agota Kristof

La prima volta che ho sentito parlare di questo libro è stato qualche anni fa, a una cena molto rumorosa. Infatti ricordo di avere mentalmente catalogato il libro sotto 'Agatha Christie'. Poco tempo dopo, a un'altra cena, parlando di libri con una nota illustratrice milanese d'adozione, mi ha citato La trilogia della città di K. come romanzo molto crudo. A quel punto ho controllato su google, ho corretto il mio errore e chiuso il caso.
Fino a un paio di settimana fa quando, in cerca di qualcosa di bello - bello davvero - da leggere mi è venuto in mente questo titolo. E quando succede, è chiaro: è il libro che mi chiama perché è arrivato il suo momento.

La trilogia si compone di tre opere, scritte in tempi diversi: Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna. Per la sinossi, qui il link ad aNobii.

Quello che colpisce nella prima parte è il tono da fiaba: è tutto al presente; i fatti, anche i più orribili o assurdi, sono raccontati come verità assolute, senza aggettivi, senza giudizi; i loghi e i personaggi sono emblemi (ne è indizio anche l'uso delle maiuscole), la geografia e il tempo non esistono. E gli eroi, i due gemelli, sono belli e invincibili. Ma solo il tono è da fiaba: i fatti narrati non lo sono per niente. Proprio per questo Il grande quaderno mi ha tenuta incollata alle sue pagine: è una favola cupa che però ha fatto vibrare in me adulta le corde che facevano vibrare le fiabe che ascoltavo bambina.
Credo sia questo il potere del libro, di tutto il libro, anche nelle altre parti: il potere (e il piacere) della narrazione. Con una prosa scarna, e una storia che ci viene raccontata in un modo, poi in un altro, poi distrutta e ricostruita, Agota Kristof mi ha catturata. Mi ha costretto a essere spettatrice avida della storia, incapace però di esprimere giudizi perché né l'autore né i protagonisti lo fanno mai, i giudizi sono solo intuibili nei personaggi secondari, e il lettore, si sa, ha manie di protagonismo.
Un libro che mi ha commosso: sia per il dolore senza parole (e come altrimenti può essere descritto il dolore?) che verso la fine si fa straziante, sia perché leggere un bel libro è già di per sé una cosa commovente - anche se in altro senso.

1.11.10

Zuppa veloce di patate, carote e sedano

Con il freddo e la pioggia di questi giorni, stasera avevo proprio voglia di qualcosa di caldo come una bella zuppa. E possibilmente non troppo pesante, visto che nel weekend ho un po' esagerato - soprattutto con i dolci, ma non mi sono fatta mancare niente!
Così, poco prima delle otto, ho aperto il frigorifero per vedere cosa potevo inventarmi e ho deciso di fare una zuppa con quello che ci ho trovato, ovvero patate, carote e sedano. Le zuppe per me sono ancora un territorio inesplorato, così ho cercato su google 'zuppa patate e carota' e ho trovato questo, su deliziando incucina. Solo che lì mancava il sedano, così ho un po' adattato la ricetta...
Eccola:
Ho fatto un soffritto con un po' di burro e mezza cipolla (io ho usato quella rossa, che è quella che uso sempre) in una pentola con i bordi alti.
Ho frullato due grosse carote con mezzo gambo di sedano e ho aggiunto il trito al soffritto. Nel frattempo ho fatto a dadini 4 patate medie e ho aggiunto anche quelle nella pentola, insieme a un po' di cumino e del rosmarino. Ho mescolato e coperto tutto con del brodo vegetale bollente. Dopo 10 minuti ho macinato un po' di pepe, aggiunto del prezzemolo e spento il fuoco.
A questo punto ho passato tutto con il minipimer a immersione e la mia zuppa (che forse è più una vellutata?) era pronta da servire, cosa che ho fatto subito accompagnandola con qualche crostino.

Ricapitolando, ecco gli ingredienti della Zuppa di patate, carote e sedano (per 3-4 persone):
una noce di burro
mezza cipolla
2 grosse carote
mezzo gambo di sedano
4 patate medie
brodo vegetale
cumino, rosmarino, pepe, prezzemolo
Per i crostini: ho fatto saltare con un filo d'olio del pan carrè tagliato a cubetti.